Oltre alla dichiarazione in dogana (DAU o suo equivalente) usualmente richiesta per tutte le spedizioni (salvo all'interno dell'Unione europea), le spedizioni destinate alla Colombia, devono essere accompagnate dai documenti di seguito illustrati.
Per ulteriori informazioni consultare il sito Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: https://www.agenziadoganemonopoli.gov.it/portale/
a) Fattura commerciale (1)
Prodotta in quattro esemplari, deve essere redatta preferibilmente in lingua spagnola e riportare le seguenti indicazioni (oltre alla consuete informazioni):
il valore o il controvalore delle merci in USD;
il numero del "registro de importacion" (certificato di registrazione dell'importazione) trasmesso all'esportatore dal destinatario colombiano;
e la seguente dichiarazione : "Certificamos bajo juramento que los precios de esta factura son los que cargamos al cliente y que la mercancía que ella se refiere es originaria de ... . En fé de lo expuesto, firmamos la presente declaración en ... " (data e firma).
b) Certificato di origine
Su richiesta dell'importatore, viene redatto su modulo comunitario e rilasciato dalla Camera di commercio competente. Per alcuni prodotti come prodotti (alimentari, tessili, ecc.) il certificato di origine è obbligatorio e deve essere vistato anche dal Consolato.
I principali documenti di trasporto sono la polizza di carico marittima, la lettera di trasporto aereo LTA o AWB e la lettera di vettura internazionale CMR.
b) Lista dei colli
Riepiloga tutte le merci esportate e precisa i volumi, il numero dei colli, delle casse, dei contenitori come anche la quantità esatta delle merci.
c) Assicurazione trasporto
d) Trattamento degli imballaggi in legno
e) Etichettatura
ZONE FRANCHE
Le zone franche possono essere costituite sul territorio nazionale con l’obiettivo di promuovere l’industrializzazione del paese e facilitare l’accesso ai mercati esteri. Tali zone possono essere trasferite alla gestione di privati. In Colombia esistono zone franche per la promozione dell’industrializzazione, dei servizi tecnologici e del turismo. Per cercare di agevolare gli investimenti in quest’area, il Ministero del Commercio con l’estero ha semplificato le procedure di investimento nelle zone franche.
Nel 2005 è stata emanata una legge quadro delle Zone Franche, ampliata con l’approvazione dei Decreti: 383 del 12 febbraio 2007; 4051 del 23 ottobre 2007; 780 del 13 marzo 2008; 1197 del 3 aprile 2009; 4285 del 4 novembre 2009; 4584 del 24 novembre 2009 e dal decreto 1769 del 21 maggio 2010. Il nuovo quadro normativo ha favorito un rapido sviluppo di queste aree di sgravio fiscale. Il Decreto 780/2008, in particolare, ha allargato l’accesso ai benefici delle Zone Franche anche ai settori sanitario, alimentare, cosmetico, metalmeccanico, agroindustriale, della carta, della plastica, delle telecomunicazioni, dei “call centers”.
Le zone franche possono essere:
- Permanenti (ZFP): costituite in determinate zone del Paese ove le società possono esercitare la loro attività alle condizioni particolarmente vantaggiose sopracitate;
- Single Enterprise Free Trade Zone (SEFTZ): permettono ad una società ubicata al di fuori dell’area di una Zona Franca Permanente di godere dei benefici relativi a quest’ultima.
I principali benefici concessi nelle zone franche sono:
- libero accesso al mercato locale;
- unica imposta sul reddito pari al 15%;
- validità della dichiarazione di riconoscimento dello status di FTZ per un massimo di 30 anni, rinnovabile per un altro termine uguale;
- esenzione dalle imposte doganali (IVA/Dazi) per beni importati dall’estero;
- esenzione dall’IVA per materie prime, forniture e prodotti finiti vendute da imprese presenti sul territorio colombiano agli utenti delle Zone Franche industriali;
- possibilità di trasformazione parziale al di fuori della FTZ per un periodo massimo di sei mesi;
- esenzione dell’IVA per la vendita di beni prodotti all’interno della Zona Franca.
SETTORI PRODUTTIVI
Il commercio costituisce l’11% circa del PIL, escludendo l’alto volume delle attività commerciali informali diffuse nel Paese.
Anche se il settore minerario (incentrato soprattutto sulla produzione di carbone e petrolio) costituisce solo il 5% circa del PIL, esso rappresenta uno dei comparti industriali più importanti per l’export colombiano, totalizzando il 40% circa delle entrate legate alle esportazioni. Il settore petrolifero è però in crisi, a causa della diminuzione della produzione, mentre è in crescita il contributo all’export di altri prodotti come il carbone e il nickel. Il settore minerario rischia nel complesso di venire penalizzato dalla scarsità di investimenti nelle infrastrutture e da problemi connessi alla sicurezza, a causa dei frequenti attacchi alle infrastrutture da parte della guerriglia.
L’economia della Colombia fa leva sulla forza produttiva delle piccole e medie imprese. Le PMI, infatti, rappresentano una realtà la cui incidenza è sempre maggiore nello sviluppo economico del Paese, costituendo il 94% del totale delle aziende registrate e assorbendo il 50% della manodopera colombiana occupata. Si calcola che esse contribuiscano per il 25% alla formazione del PIL ed alle esportazioni colombiane.
Biglietto di ritorno: Necessario, viene richiesto anche dalle compagnie aeree al momento della partenza dall’Italia. Si raccomanda di portare una versione cartacea del biglietto di ogni viaggiatore per evitare il diniego di imbarcare al momento della partenza. Per i viaggiatori che dopo la loro permanenza in Colombia proseguano verso un Paese terzo, è possibile presentare il biglietto di uscita, anche se non verso l’Italia. Nel caso in cui i viaggiatori riescano ad imbarcarsi senza biglietto di ritorno, una volta giunti a Bogota’ gli viene negato l’ingresso al paese .
MINISTERI